Tutti i banchi sono uguali by Christian Raimo

Tutti i banchi sono uguali by Christian Raimo

autore:Christian Raimo [Raimo, Christian]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858426555
editore: Einaudi


5. L’intervista intera si può reperire qui: http://formazione.erickson.it/agire-prevenire-e-contrastare-la-dispersione-scolastica-si-puo-e-si-deve/

Capitolo undicesimo

Il potere del voto

L’ambizione di fare una scuola che non lasci indietro nessuno non è quella che hanno la maggior parte degli insegnanti italiani. Esacerbati da classi affollate, da stipendi bassi, da un riconoscimento professionale sempre piú misero, molti dei miei colleghi applicano una specie di vendetta risentita attraverso l’unico strumento che sembra essergli rimasto a disposizione.

Qualche anno fa un mio collega di greco aveva rimandato con cinque una ragazza che era rientrata a scuola dopo quattro mesi di ricovero in una clinica per disturbi dell’alimentazione; per me era già un risultato averla di nuovo a scuola, e mi sembrava inutile non portare quel cinque a sei e proporle un programma di rafforzamento di studio per l’estate. Questo collega mi rispose: eh, lo so, ma è la griglia.

Già la griglia. E qui si apre un’altra questione che s’intreccia al tema delle disuguaglianze, quella della valutazione.

Parto da un altro paio di aneddoti. Qualche anno fa insegnavo in una classe dove c’era un ragazzo, chiamiamolo Giuseppe, a cui era stato diagnosticato un deficit cognitivo. Svolgeva un programma personalizzato, che era determinato dalla sua diagnosi e dal Dsa – disturbo specifico dell’apprendimento – che gli era stato assegnato. Era molto simpatico, e in classe era ben voluto. Ma con il passare degli anni, la socievolezza, che fino a una certa età doveva aver compensato la fatica che faceva per stare al passo con gli altri, per essere integrato, non era bastata piú. A sedici, diciassette anni, gli interessi culturali, le idee politiche in un liceo cominciano a strutturare le identità e le amicizie, piú che il fare il tifo per la Roma o per la Lazio, per fare un semplice esempio. Fatto sta che continuava a essere voluto bene, ma era meno coinvolto dalla classe, le ragazze lo coccolavano ma non lo desideravano. E lui faceva comunque piú fatica a studiare materie che diventavano piú complesse.

Un giorno mi ritrovai in questa classe per fare una supplenza e decisi di non approfittarne per recuperare qualche ora persa, ma dissi: fate quello che volete, ripassate, rilassatevi, chiacchierate senza disturbare chi vuole studiare. Un gruppetto si mise a giocare a nomi cose animali e città. Giuseppe stava in un angolo, annoiato, a sfogliare distrattamente un libro. Dissi a quelli del gruppetto: giochiamo anche io e Giuseppe, in squadra insieme.

Era evidente che – a quel punto, con il prof in mezzo – eravamo l’avversario da battere. Venne fuori la A. Facemmo scattare il tempo. Giuseppe mi suggeriva all’orecchio: Anna... albero... anatra... Aristofane...

Aristofane? Mi sorpresi... Immaginate un ragazzo con un deficit cognitivo certificato – che una lezione su tre ha mal di pancia per lo stress delle interrogazioni e si fa spesso venire a prendere dai genitori – che in meno di un secondo alla domanda «Personaggi pubblici con la A» risponde: Aristofane.

Al giro dopo uscí la Q. Giuseppe mi continuò a sussurrare all’orecchio, cose tipo quaderno... quaglia... e... a personaggi famosi mi suggerí: Quintiliano...

Quintiliano?! Come gli era venuto in



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